• Poesia italiana:
1° “La vita come un fiume” (n. 53) di Ghizzardi Gianluca – Gavardo (Bs)
La metafora del fiume per descrivere la vita è una delle più evocative e universali. Un fiume è in perenne movimento, un viaggio continuo che riflette il fluire inesorabile del tempo e delle esperienze umane. In questi versi si esplorano le diverse fasi del nostro percorso esistenziale: da calme, le acque diventano turbolente e piene di ostacoli, infine culminano con un grande salto nel mare, dove ogni goccia simboleggia le fine e l’inizio di un abbraccio immenso.
2° “Il vento d’agosto” (n. 32) di Giovelli Maria Francesca – Caorso (Pc)
Il vento di cui si parla nel componimento rappresenta una forza simbolica e viene utilizzato come metafora della transitorietà del tempo. Il suo soffio, che scuote la vita, è un promemoria che l’apice dell’estate sta per finire. Porta con sé una sensazione di nostalgia per i giorni lunghi e luminosi, ma è anche immagine di libertà e movimento. Può spazzare via le preoccupazioni e portare una sensazione di leggerezza e di rinnovamento.
3° “Sei tu futuro?” (n. 51) di Chiarilli Barbara – Torino
Il titolo pone una domanda diretta e profonda. Non si tratta di una semplice interrogazione sul domani, ma di un dialogo intimo, quasi un’interpellanza a un’entità misteriosa e non ancora definita. Il “tu” non è solo il tempo che verrà, ma può rappresentare una speranza, una persona attesa, una decisione da prendere o un destino da scoprire.
• Poesia in dialetto bresciano:
1° “Dù pènsér” (n. 23) di Pari Domenico – Gambara (Bs)
Un titolo come “Dù pènsér “ suggerisce un’esplorazione della dualità che spesso abita la nostra mente. Non si tratta di un singolo flusso di coscienza, ma di un dialogo interiore, di una contrapposizione che può generare tensione, conflitto, ma anche armonia e sintesi.
2° “Nasarò amò” (n. 8) di Tornago Dario – Brescia
“Nascerò ancora” non è una semplice dichiarazione, ma una promessa, una speranza, una sfida. Evoca l’idea di un ciclo che non si ferma, la convinzione che, dopo ogni fine, ci sia sempre un nuovo inizio.
3° “Spìghe de formét” (n. 26) di Bernasconi Giuliana – Brescia
Osservare le spighe di frumento, simbolo potente della storia, vuol dire connettere gli esseri umani alla terra, al lavoro e al ciclo vitale della natura. Le spighe non sono mai solo un elemento del paesaggio: rappresentano concetti profondi e universali.
• Racconto breve:
1° “Pendolari del futuro” (n. 43) di Cantini Aurora – Aviatico (Bg)
I protagonisti del racconto sperimentano nella loro vita quotidiana quanto sia impegnativa la realizzazione del proprio futuro, forse non del tutto consapevoli che questo si costruisce già oggi, un pezzetto per volta. Ne è invece pienamente cosciente chi narra, che con tenerezza e occhi affettuosi osserva i “pendolari del futuro” alle prese con i loro sogni e le loro passioni. Con un linguaggio scorrevole e ben curato, questo racconto dal sapore documentaristico ci parla con rara efficacia di una realtà che facilmente ci sfugge, invitandoci a riflettere sull’importanza delle nuove generazioni.
2° “Caso archiviato” (n. 35) di Cavalchi Fabio – Castelnovo di sotto (Re)
In questo racconto, il tema proposto viene declinato all’interno di una famiglia: tramite la rielaborazione del lutto per la perdita del padre, la protagonista prende coscienza dell’importanza di capire che il futuro è in gran parte nelle nostre mani e dipende da quello che oggi seminiamo. Particolarmente accattivante il taglio poliziesco dato alla parte iniziale della vicenda, che si riflette nello stile asciutto ed essenziale.
3° “…ma il tempo non lo farà” (n. 22) di Sguera Nicola – Benevento
Una vocazione dimenticata e sepolta sotto gli incalzanti impegni della quotidianità e del lavoro torna prepotentemente a farsi sentire quando il protagonista si imbatte in una odiosa ingiustizia. E così diventa per lui impellente la necessità di agire, subito, poiché il tempo non rimanda mai niente e il futuro è già adesso. Il racconto espone con accuratezza e minuzia le fasi di una maturazione spirituale.
• Haiku in italiano:
1° senza titolo (n. 61) di Amendola Tiziana – Cascina (Pi)
Di che cosa si sostanzia il futuro se non di aspirazioni e sogni?
In questo haiku il sopraggiungere dell’aurora è l’occasione per accarezzare e risvegliare i sogni in maniera dolce e leggiadra, come sapientemente sottolineato dall’allitterazione della lettera s.
2° “Il futuro cresce” (n. 60) di Fodale Michele Francesco – Messina
La metafora del seme che germoglia ci suggerisce che le nostre intenzioni, i nostri pensieri, i nostri progetti contengono il potenziale per ciò che sarà, modellando inevitabilmente il domani.
Il componimento dona al lettore un messaggio di speranza, ricordandoci il ruolo attivo che ciascuno di noi ha nel costruire il proprio avvenire.
3° “Annunciazione” (n. 30) di Fedrigo Fiorenzo – Negrar di Valpolicella (Vr)
La maternità permette di sperimentare in maniera intima e potente che il futuro inizia nel presente. Il titolo dell’haiku, Annunciazione, ci ricorda che dalla Vergine Maria in poi ogni madre che accoglie la responsabilità della vita, dà vita al futuro.
• Haiku in dialetto bresciano:
1° senza titolo (n. 21) di Bonfante Velise – Rivoltella di Desenzano (Bs)
Il trait d’union tra il presente, il passato e il futuro è rappresentato dall’affettuoso tenersi per mano di un nonno e del suo nipotino.
Questo gesto rinvia al legame, da sempre indissolubile, tra le varie generazioni.
2° “Fasas el co” (n. 53) di Ghizzardi Gianluca – Gavardo (Bs)
Con un’espressione del dialetto bresciano particolarmente icastica (FASAS EL CO), il testo invita a guardare con serenità e fiducia al domani, vivendo il presente con speranza e ottimismo.
Al bando inutili ansie e preoccupazioni, che ci obbligherebbero a voltarci indietro e – magari – a ridere di noi stessi e di ciò che non è accaduto, se non nella nostra mente.
3° “Erba scorzégna” (n. 28) di Olfi Ornella – Montichiari (Bs)
Talvolta affrontare il futuro significa abbracciare la resilienza e la tenacia per far fronte ad ostacoli apparentemente insormontabili.
Come l’erba scorzégna silenziosamente si fa strada nelle crepe dell’asfalto, così anche il poeta sceglie di resistere alle avversità che la vita gli presenta.
Particolarmente efficace la scelta dell’aggettivo scorzégna, dove il gruppo consonantico sc produce un suono duro in grado di evocare le asperità della vita.